Approfondimenti

Non fatevi ingannare da facili e miracolose soluzioni

Correzioni tradizionali, percutanee o mini invasive nella correzione dell'alluce valgo

Chi è affetto da alluce valgo sente sempre più spesso parlare di tecniche chirurgiche percutanee o mini invasive per la correzione della sua patologia. 
Queste tecniche sono descritte come l'ultimo ritrovato per risolvere, finalmente, con un banale intervento ambulatoriale un problema che prima costringeva a sottoporsi a dolorosi e incerti interventi “invasivi”, con la promessa di una convalescenza di pochi giorni e un miracoloso e rapidissimo recupero funzionale.
Chiunque oggi vada su Internet, alla ricerca alluce valgo, viene travolto da una infinità di siti di chirurgia mini invasiva per l'alluce valgo e dalle promesse da parte di una moltitudine, sempre crescente, di specialisti che allettano il paziente affetto da alluce valgo con risultati rapidi e indolori.
A questo punto vorrei fare alcune precisazioni che credo doverose e che giustificano la mia preferenza per una chirurgia cosiddetta “tradizionale” rispetto alla tanto pubblicizzata “chirurgia mini-invasiva”:
• la deformità dell'alluce valgo può presentare gradi e caratteristiche diverse, non esiste un gesto chirurgico che possa essere standardizzato e risolutivo per tutte le deformità.
• l'alluce valgo è il risultato di una forza deformante dovuta ad uno squilibrio biomeccanico, è una deformità che coinvolge tutto l'avampiede, con spesso deformità associate delle dita, metatarsalgia e scorretto appoggio del piede; un intervento risolutivo deve correggere tutto l'avampiede, neutralizzare le forze deformanti e riequilibrare la biomeccanica del piede.
• la correzione della deviazione angolare dell'articolazione dell'alluce, deve essere eseguita sull'osso 1° metatarsale e deve essere finalizzata a correggere tutte le componenti della deformità (deviazione angolare, elevato o insufficienza del 1° raggio, rotazione, rapporto con i sesamoidi). Tutti gli interventi basati solo su una ritensione capsulare e regolarizzazione dell'osso (bunion) sono destinati a fallire. 
• la definizione di “chirurgia mini invasiva o percutanea” risulta molto accattivante ed è molto efficace per richiamare l'attenzione dei pazienti e pubblicizzare la propria attività chirurgica, inoltre la disinformazione fatta dai media e da molti medici ha creato un grande aumento delle richieste fatte a specialisti che utilizzano questo approccio chirurgico.
• questi tipi di tecniche chirurgiche, contrappongono un accesso chirurgico di 2/4 cm contro i 5/6 cm di una chirurgia tradizionale, questo non è meno traumatico di un intervento ”tradizionale” ben eseguito, non permette un controllo diretto (visivo) della correzione che si sta facendo su tutti i piani in cui la correzione deve essere fatta. Se è contemplata anche una osteotomia del 1° metatarsale, i tempi di guarigione e le precauzioni nel post operatorio sono esattamente uguali a quelli della chirurgia “tradizionale”, perché l'osso richiede sempre circa 4 settimane a consolidare. 
• in una altissima percentuale di casi l'intervento è solamente cosmetico e non risolve o addirittura peggiora il quadro clinico.
TECNICHE A CONFRONTO
Intervento tradizionale: Osteotomia distale del 1° metatarsale con la tecnica di Austin o Chevron (o altre tecniche simili)
a) Intervento molto versatile, valido per correzione di deformità da minori a complesse.
b) Permette, mediante una osteotomia della parte distale del 1° metatarsale , di dislocare su piani diversi l'articolazione correggendo la deviazione angolare, migliorando l'appoggio e la meccanica dell'articolazione. 
c) L'incisione chirurgica è di 4/6 cm (generalmente non più visibile dopo 4/5 mesi), la capsula articolare viene aperta e richiusa senza tensioni dopo avere raggiunto la correzione desiderata, i tessuti quindi non vengono traumatizzati, viene posizionata una piccola vite in titanio nell'osso che nel 98% dei casi non richiede rimozione, il post-operatorio non è doloroso. 
d) La gestione a casa è semplice.
Intervento mini-invasivo: PDO o Bosch 
a) PDO-Intervento che basa la correzione su un'osteotomia e dislocazione dell'articolazione dell'alluce mediante una incisione cutanea più corta, non viene aperta la capsula articolare, la correzione viene fatta su un solo piano a cielo chiuso, la sintesi viene fatta con un filo di kiershner di 2 mm infilato dall'alluce nel 1° metatarsale, questo filo metallico sporge dall'alluce e va mantenuto 4 settimane e poi rimosso ambulatorialmente. 
b) La medicazione deve essere fatta dal medico ogni settimana. 
c) Può essere indicato per deformità lievi, molto spesso esita con correzioni approssimative, accorciamento e/o elevazione del 1° metatarsale e conseguenti metatarsalgie . 
d) Alta percentuale di recidiva o risultati insoddisfacenti.
Intervento percutaneo: fresatura del bunion
a) Intervento finalizzato alla sola rimozione della sporgenza ossea (bunion), non modifica i rapporti articolari e l'alterazione biomeccanica legata alla deformità. 
b) Viene eseguito mediante l'introduzione di una fresa attraverso una piccola incisione per spianare il bunion, l'osso demolito viene poi “spremuto” ed evacuato attraverso l'incisione.
c) In alcuni casi viene associata una osteotomia fatta con fresa del metatarsale o della falange dell'alluce per ottenere, con una manovra dall'esterno, una deviazione angolare.
d) E' esclusivamente un intervento cosmetico che non risolve il problema, non arresta l'evoluzione della deformità ed è destinato a recidivare.
e) Alta percentuale di insuccessi, recidive, rigidità articolari.
La conclusione è che non sempre la strada apparentemente più semplice è quella migliore e consiglio di valutare con attenzione cosa viene proposto e l'esperienza di chi lo propone.

 


Dott. Alessandro Farnetti